Linee Parallele

Da piccola sognavo di avere una macchina. Quattro ruote e un tetto sulla testa. Ci avrei messo dentro tutte le mie cose e sarei potuta andare ovunque. Sarebbe stata la mia soluzione a tutto, libertà e senso di appartenenza. Mai avrei creduto che negli anni a venire la mia piccola auto, ho da sempre una Lancia Ypsilon Ecochic, sarebbe stata così utile e capace di contenere la mia vita sempre in viaggio, da una città all’altra, da una casa all’altra, da un amore all’altro. Giù i sedili e via, un trasloco dopo l’altro, l’ho vista riempirsi di amore, vestiti, fotografie, rimpianti, dolori grandi, oggetti inutili e ricordi preziosi. Questo che vi racconto è stato indubbiamente il trasloco più difficile della mia vita, il più scellerato e anche il più doloroso.

“Di nuovo?” sono le parole di mio padre in piedi, con lo sguardo rigonfio d’amore, sulle scale che portano alla mansarda di casa sua, mia, nostra. Mi viene da ridere, è una risata liberatoria, per cercare di buttar fuori lo stress e l’ansia di quella decisione, per sopportare il peso di valige e scatoloni trascinati su fino alla mansarda, quell’angolo di casa dove sono cresciuta e che mi ha visto ritornare così tante volte dopo un insuccesso, un cambiamento, una nuova direzione. Il mio rifugio amato e odiato, ma mio. Le domande sono tantissime, i miei genitori sono increduli, io come al solito sto zitta. Non parlo molto con loro, non gli concedo quasi nulla della mia intimità, ci soffro anche, ma non sono capace di fare altrimenti. Ma questa volta l’ho fatta proprio grossa e non sono in un periodo della mia vita in cui posso semplicemente escluderli. Da anni sono malata e fra alti e bassi loro ci sono sempre stati, sempre! Ora sono a un punto cruciale del mio percorso, una possibile svolta, la più impegnativa di sempre, la più paurosa, la più grande. Fra qualche settimana Sara, mia sorella, mi donerà il suo midollo e io adesso dovrei semplicemente prepararmi per questa tappa fondamentale consapevole che da lì in poi tutto sarà diverso. Da anni sono fidanzata, un amore grande, di quelli che ti accompagnano nei momenti belli, ma anche e soprattutto nelle crisi più nere, di quelli che ti stanno vicino sempre, in salute e in malattia, che non ti abbandonano nelle difficoltà, che ti salvano. Lui è la mia metà, la mia gioia quando c’è tristezza, la mia luce nel buio, il mio sorriso sempre e comunque. Insieme siamo passati attraverso la tempesta e ora che è il momento di uscirne ho riempito la mia macchina di tutte quelle cose inutili e preziose che i nostri anni insieme avevano accumulato e me se sono andata. L’ho fatto perché ero annoiata e stanca e non ne potevo più di essere la piccola Stefi che sta male, che è da proteggere, da amare sopra ogni cosa. Ho incontrato un uomo, diverso, bello, che non sapeva nulla di me e dei miei anni di sofferenza, un uomo che non mi aveva rasato la testa o visto vomitare, un uomo lontano che mi voleva vicino perché ero bella e vitale, perché ero un’artista, perché lo sapevo fotografare. Ho lasciato il mio amore per fuggire lontano dal mio male, per far finta di essere un’altra, per smettere di pensare.

Prima del trapianto ero così. Sono scappata spesso dalle cose, dagli affetti, dalle difficoltà. Poi questo trapianto l’ho dovuto fare e da lì non sono più potuta scappare. Ho rimesso in discussione tutto, anche il mio modo di amare.

Adesso non dico più ti amo. Non riesco. Non dopo quello che è stato, non finché non sarà di nuovo abbastanza.

Non sono stata da sola neanche in questo nuovo periodo della mia vita, non ce l’avrei fatta, sarei crollata, lo so. In pochissimo tempo sono tornata ad essere la Stefi che sta male, che è da proteggere, da amare sopra ogni cosa. Non sono mai stata tanto fragile e delicata come in questa mia nuova me, con questo nuovo sangue che mi scorre nelle vene, con questo nuovo amore al mio fianco, che è diverso, che mi sfida ogni giorno a conoscere me stessa, ad amarmi da sola, a crederci. E` un amore faticoso, divertente, complicato, presente.

Non sono mai stata sola veramente, forse mi manca, ma dalla diagnosi ad oggi e sono passati 5 anni, l’amore nelle sue forme più diverse è stata la linea parallela che scorreva accanto a quella della mia vita, senza interruzioni, con tutto quello che comporta: felicità, gioia, parole, sofferenza, risate, difficoltà, incomprensioni, fisicità, paura, dolore, emozioni, aspettative, domande…

A volte vorrei tornare indietro, ma non si può, così vado avanti.